In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti.
C'è gente che sembra vivere senza chiedersi il “perchè” (e tra questa troviamo anche molte persone buone ma che tuttavia non pensano mai al significato della loro vita); ci sono poi altre persone che sono alla ricerca del significato della propria esistenza; e ci siamo anche noi, cattolici, che conosciamo quel “perchè”.
Il Signore dice: “Beati i vostri occhi perchè vedono, e i vostri orecchi perchè sentono, in verità vi dico molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l' udirono”.
Noi sappiamo il significato della vita, ricordando le parole di San Paolo: la vostra santificazione - sanctificatio vestra.
Cos'è dunque la nostra santificazione?
La santificazione, la santità, è la perfezione della carità, come il Signore ci comanda: “Siate voi, dunque, perfetti, come è perfetto il Padre vostro Celeste”, e così il Signore ci comanda di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza, con tutta la mente, con la perfezione della carità, perchè l'unico scopo della nostra vita è questo: raggiungere il Cielo, ma non solo! Raggiungere quel grado di gloria in Cielo che Dio ci prevede da tutta l'Eternità!
E' l'unico scopo della nostra vita terrena. Questa dura poco tempo, paragonandola all'Eternità, ma ha un preziosissimo significato perchè stabilirà e determinerà la nostra eternità: ogni nostra azione, ogni nostro pensiero ha il suo peso per la nostra eternità.
Qualcuno dirà forse: “E' impossibile per me divenire un santo!”... La risposta a questa domanda è molto semplice: se Dio ci comanda qualche cosa, deve essere possibile! A chi ha chiesto a san Tommaso d'Aquino come divenire santo, egli ha risposto: “Se vuoi!”; tutto dipende dalla nostra volontà, e possiamo essere certi che Dio non ci farà mancare la Sua grazia per raggiungere la santità. I grandi Santi hanno ricevuto delle capacità molto grandi che li ha portati a realizzare la santità, diciamo, pienamente. Noi abbiamo ricevuto meno capacità, ma anche noi dobbiamo realizzare tale capacità per raggiungere la nostra santità.
Come santificarci?
Non vivendo, come fanno molti, una vita dedita all'agiatezza e alla mediocrità, apparendo simpatici, buoni, facendo il minimo o poco più di ciò che la Chiesa ci chiede in quanto alla pratica religiosa...
Non dobbiamo fare come coloro che, imboccata la via stretta, camminano adagio verso la Città Celeste, con cadute qua e là, senza preoccuparsene; al contrario, sulla strada stretta che porta al Paradiso dobbiamo avanzare a grandi passi! Trovandoci in un deserto, in una terra d'esilio, dobbiamo perciò sforzarci di arrivare al Paradiso quanto prima, dunque santificandoci, amando Dio con tutto il cuore.
Come tradurre tutto ciò in fatti?
Prima di tutto dobbiamo combattere il peccato: se pecco mortalmente bisogna afferrare i mezzi per convertirmi, quindi: la Confessione che anche mi rinforza contro la tentazione; la preghiera seria evitando le occasioni del peccato e la pratica delle virtù opposte; l'ascesi; e il combattimento anche del peccato veniale.
La vita di santificazione, la vita cattolica, comprende però non solo il combattere il peccato, ma anche la pratica delle virtù.
Parliamo brevemente di sette virtù principali.
Le virtù teologali:
- la Fede: bisogna crescere nella fede, nella fiducia in Dio, vedendo tutta la nostra vita nella luce della fede, accettando tutto ciò che avviene come volontà di Dio o sua permissione; accettare tutto con pazienza;
- la Speranza: fissare gli occhi solo sulla Città Celeste, la mèta della nostra strada;
- la Carità: pregare Dio e fare tutto per Lui: compiere il bene nei confronti di tutti coloro che Dio mette sulla strada della nostra vita.
Le virtù cardinali:
- la giustizia: essere onesti negli affari e corrispondere ad ognuno il suo debito;
- la moderazione: cioè il temperamento delle emozioni, poiché, dopo il peccato originale, non siamo più nel completo controllo delle nostre emozioni, delle nostre passioni; dunque dobbiamo controllarle con uno sforzo continuo;
- la fortezza: per esempio parlare senza rispetto umano, quando occorre;
- la prudenza: essere cauti e chiedere consiglio agli altri.
La pratica delle virtù è necessaria dunque e anche la mortificazione almeno nelle piccole cose (alcuni esempi: non mangiando o bevendo tutto ciò che vogliamo, risparmiandolo per un altro giorno; mortificando gli occhi non guardando con curiosità ogni persona che passa per strada o ogni oggetto nei negozi; il combattimento della concupiscenza della carne e poi la mortificazione dell'immaginazione; la mortificazione anche del mio tempo libero, non passando troppo tempo a chiacchierare e cincischiare al telefono, al computer, alla televisione.)
Meglio sarebbe trovare i tempi di silenzio, per la preghiera, momenti per la lettura sacra o spirituale.
Ogni mattina e ogni sera stare in compagnia della Santissima Vergine Maria, offrendo la giornata a Dio, chiedendo il Suo aiuto e ringraziandoLo per tutto, per le gioie, ma anche per le pene. Pregare il Santo Rosario (partendo, per chi non l'avesse mai fatto, col pregarne almeno una parte), assistere alla Via Crucis il venerdì in Tempo di Quaresima, vivere nella presenza di Dio indirizzando il nostro cuore, allontanadolo dai pensieri ed affanni inutili e indirizzarlo verso Dio. Imparare alla meditazione di almeno dieci minuti (la domenica, per esempio, che è il giorno del Signore, ma meglio sarebbe fare ciò ogni giorno) sul brano del Vangelo, soprattutto quelli riguardanti la Passione del Signore.
Ecco dunque qualche mezzo per raggiungere la santificazione: combattere il peccato, esercitare le virtù, mortificarci e pregare... così che alla fine dei nostri giorni, Dio Padre possa dire di noi ciò che ha detto sul Figlio Divino alla Trasfigurazione: "Ecco il mio Figlio diletto", e affinchè possiamo risplendere anche noi della luce di cui brillava allora Nostro Signore Gesù Cristo; quella luce che è la manifestazione della Divinità increata alla quale siamo chiamati ad unirci in Cielo, alla gloria dell'Altissimo.
Padre Konrad Zu Loewenstein