Scandali a ripetizione... nel silenzio generale
Viviamo tempi di tenebra sempre più fitta. Gli scandali che flagellano il Corpo mistico di Cristo si susseguono ormai con preoccupante periodicità: sacerdoti che odiano la Messa antica, il Papa che abdica, il "capo" dei Vescovi che concede una Santa Comunione sacrilega...ed ora vescovi che sussurrano ai gay!
L’ennesimo scandalo in ordine di tempo è infatti quello relativo alle dichiarazioni dei vescovi siciliani in merito al Family day che si svolgerà a Palermo il 22 e 23 giugno (2014) prossimi, in risposta al Gay pride che si è realizzato sempre nel capoluogo siciliano.
Ecco le sconcertanti dichiarazioni di Monsignor Calogero Peri, vescovo delegato Cesi (Conferenza episcopale siciliana) per la Famiglia e i giovani, il quale invita a non schierarsi contro il Gay Pride: “Ciascuna parola in questa occasione è equivocabile. La parola ‘contro’, soprattutto, è dannosa. La giornata della Famiglia non è e non deve essere contro qualcuno. Non è e non deve essere una manifestazione di muscoli o di forza: la logica del Vangelo, infatti, non è quella della lotta ma è quella del sussurrare la verità alla ricerca sempre della più profonda verità dell’uomo. Vorrei che ci fosse la capacità di smetterla di fare fronti contrapposti. Nella storia la soluzione dei problemi non è mai stata nella lotta ma nell’ascoltare l’altro, nel dire la verità. Certo, non bisogna rinunciare alla propria prospettiva ma bisogna affermarla come dono, come ricchezza”.
“Cristo non sarebbe andato contro nessuno – conclude monsignor Peri – egli ha pianto per l’uomo ed è stato samaritano: ha guardato la condizione di ciascuno e curato le ferite. L’uomo deve essere sempre difeso, perché, nonostante la fragilità della conchiglia, racchiude una perla. Non si alzi la voce, quindi. Si resti in silenzio ad ascoltare la voce di Colui che è morto per tutti noi che siamo peccatori”.
Ora, davanti a queste dichiarazioni a dir poco vergognose (a maggior ragione se proferite da chi dovrebbe avere un’attenzione particolare alla famiglia e all’educazione dei giovani) e che tanto richiamano lo stile “monaco di Bose” (a riprova che di cattolico non hanno un bel niente a che vedere), è quanto mai opportuno e doveroso prendere tutte le distanze possibili per evitare lo spintone dei vescovi siciliani volto a farci cadere nella deriva teologico/morale/spirituale che ìmpera in quella falsa chiesa tutta dedita alla realizzazione del suo obiettivo: la distruzione dell’autentico insegnamento di Cristo (e di quell’immenso tesoro della Chiesa che è la Tradizione) per contribuire alla realizzazione di una nuova chiesa e di una nuova dottrina che vadano a braccetto col mondo e con le sue perversità.
E si compie questa azione turpe e velenosa facendo ricorso a subdoli sofismi, giocando con le parole, storpiando il messaggio evangelico, imbevendosi di buonismo per nascondere la vera identità di pastori smarriti e seguaci di Giuda… alla sola ricerca di compiacimento mondano, particolarmente attenti e incredibilmente reattivi nell’allontanamento di potenziali fastidi e scocciature…
Evitando di spiegare (poiché di un’evidenza cristallina) l’importanza provvidenziale di una contromanifestazione al gay pride la cui portata velenosa e lussuriosa è gravida di conseguenze potenzialmente letali per la legge naturale divina e la famiglia naturale (vera cellula della società), giova ricordare un paio di cosucce ai tanti mons. Peri di cui la chiesa è stracolma.
Innanzitutto, il male si combatte sempre e dovunque perchè Cristo ci ha insegnato che con il peccato, piccolo o grande che sia, non bisogna mai venire a patti, per un semplice motivo: chi pecca si danna, chi è in grazia di Dio si salva. Per chi ha smarrito il senso del peccato e le sue conseguenze devastanti, risulta ovviamente più comodo ricorrere alle fragilità dell’uomo per giustificare il male e soffocare i propri doveri cristiani. Ciascun essere umano certamente ha a che fare con la propria fragilità e con quel fardello che prende il nome di concupiscenza, ma un cattolico sa che grazie ai Sacramenti (in special modo Confessione ed Eucarestia) tali difficoltà perdono il loro sopravvento sull’uomo e sono vinte…vinte dall’uomo che abbia fede!
La perdita della quale rischia di procurare un bel po’ di problemi e confusione: così può accadere che persino dei vescovi (ma questa, ahimè, di questi tempi non è più una notizia) riescano a ridimensionare la figura di Cristo (facendolo passare per un timido attivista della caritas) e il significato della sua venuta sulla terra: salvare l’uomo dal peccato (sconfiggendo il demonio) e renderlo libero.
“Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” dice San Paolo in Galati 5,1-12
La logica del vangelo poi, è proprio quella opposta alla spiegazione bislacca fornita dalla conferenza episcopale siciliana (a riprova che queste conferenze episcopali si distinguono spesso per essere pregne di tutto fuorchè di fede cattolica autentica): Cristo ci chiede di abbandonare un cattolicesimo tiepido, vissuto privatamente e fatto di compromessi, per far posto ad un cattolicesimo militante. Infatti dalle parole (che puntualmente si tende a dimenticare) proferite da Gesù in Mt 10, 34-35 (“Io non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare…”) emerge con chiarezza la necessità della “battaglia” e della fatica di un impegno volto a dare consenso e testimonianza a Colui che solo è il Signore e unico Salvatore… altro quindi che verità sussurrata!
La fede rifugge la tiepidezza e non può rimanere inoperosa, bensì mediante la carità essa opera internamente nell'uomo spingendolo ad agire. Si tratta di un’azione che la Verità vuole sia manifesta e chiara, coraggiosa e persino eroica…ma queste sono parole evidentemente troppo difficili da accettare per chi è abituato a sguazzare nell’ambiguità di linguaggio e a fuggire le responsabilità, a chi è proteso nell’affanno di appagare il proprio egoismo e la propria superbia.
Preghiamo dunque, affichè il buon Dio doni al suo gregge dei veri pastori che, animati da sincero amore paterno, siano autentici testimoni di Cristo e sappiano difendere e condurre senza timore il gregge dei fedeli a loro affidato.
Perché quel gregge, in questo tempo anticristico, sempre più spesso viene lasciato solo alla mercé del Nemico quando addirittura non ve lo si conduce in pasto… Che Dio abbia misericordia di questi vili e indegni pastori.
Stefano Arnoldi