Il nostro angelo custode
Gli Angeli custodi sono Angeli incaricati della custodia dei singoli uomini; è una verità che risulta da numerosi passi della Scrittura e dalla costante Tradizione. Come ci è vicino l’Angelo che Dio ha legato alla nostra persona? Quali sono le sue funzioni? Quali servigi viene a renderci? Prima di tutto, egli ci tiene compagnia. Se non facesse altro, sarebbe già molto. Avere un tal compagno, non sentirsi soli durante il cammino della vita, sapere che abbiamo con noi, continuamente, un così grande personaggio che ci ama, che avanza accanto a noi, col quale possiamo conversare, non è già questo un grande beneficio?
Ma egli fa molto di più; la sua presenza non è inattiva. La Chiesa ci spiega il suo compito offrendo alla nostra meditazione il racconto di ciò che fece l’Arcangelo Raffaele per il giovane Tobia.
Nel momento in cui questi si disponeva a partire per un paese sconosciuto in cui suo padre lo inviava per recuperare una somma considerevole prestata a Gabael, un giovanotto si offre per accompagnarlo ed indicargli la strada. Durante il viaggio gli rende dei grandi servigi: sulle rive del Tigri lo preserva dagli attacchi di un pesce mostruoso, glielo fa trarre fuori dalle acque e squartare per estrarne un rimedio capace di restituire la vista al padre cieco. Trova per il protetto una sposa ideale nella persona di Sara, figlia di Raguel, li libera entrambi dalle persecuzioni del demonio, recupera per loro il debito di Gabael e, come aveva promesso, riconduce sano e salvo il giovane al padre che, col rimedio suddetto, guarisce dalla sua cecità. Era l’Arcangelo Raffaele. Si potrebbe pensare che Tobia era ben fortunato e che doveva essere molto amato da Dio per ricevere da Lui un tal compagno! Ma noi non siamo meno favoriti.
Al contrario. L’Arcangelo non restò col giovane Tobia che durante il viaggio. Il nostro Angelo rimane accanto a noi incessantemente, dal primo all’ultimo istante della nostra vita, senza allontanarsi mai. Tobia non sapeva chi fosse il suo giovane compagno (egli non glielo rivelò che al momento della sua partenza), se l’avesse saputo, ne avrebbe certamente goduto di più e si sarebbe sentito più sicuro.
Noi invece conosciamo con certezza la natura celeste del nostro «Custode». Come Tobia, anche noi abbiamo un pellegrinaggio da compiere su questa terra. Proprio per questo, come a quel giovane, Dio invia a noi un compagno celeste perché ci guidi, ci assista, ci aiuti, ci protegga. Il suo compito, lo dice il nome, è «custodirci», specialmente contro gli attacchi dell’Angelo cattivo, il demonio.
L’Angelo custode si sforza di fare per il nostro bene ciò che il demonio tenta di fare per il nostro male; ci «tenta», per dir così, alla virtù (come quello ci tenta al peccato), suggerendoci buoni pensieri, richiamando alla nostra mente ricordi edificanti, avendo cura di prepararci buoni esempi ed occasioni di atti meritori, allontanandoci dai pericoli, disponendo gli avvenimenti, per quel che dipende da lui, per il nostro maggior bene, incoraggiandoci nella pratica della virtù, spronandoci sulla via della perfezione, invitandoci in mille modi alla riflessione, alla meditazione dei motivi d’amar Dio ed evitare il peccato...
Il nostro Angelo non è soltanto un difensore, ma un animatore. Fa tutto quel che gli è possibile per aiutarci e mette a nostra disposizione la sua intelligenza e la sua scienza, la sua previdenza, la sua potenza, il suo credito presso Dio, desideroso di impiegare tutto ciò in nostro favore. Ci sta accanto, presso di noi, per il nostro bene, a nostro servizio. È un vero servitore, inviatoci dal Padre. Tutto dedizione, ci ispira piena fiducia.
Vuole soltanto dare senza niente domandare. Sì, anche l’ultimo degli uomini, il più povero, il più umile, il più diseredato, il bimbo che ancora non parla, hanno per servitore un messaggero del cielo; uomo e Angelo insieme: quale sicurezza e quale dignità! La sua assistenza è continua; ma si può star sicuri ch’essa diviene più premurosa ed intensa quando incombe un pericolo per l’anima o per il corpo, nella prova, nella sofferenza o nelle difficoltà, e soprattutto all’avvicinarsi della morte, quando è più grande il bisogno di soccorso.
«I nostri buoni Angeli sono chiamati Angeli custodi - spiega S. Francesco di Sales - perché hanno l’ufficio di assisterci con le loro ispirazioni, di difenderci nei pericoli, di correggere i nostri difetti; di spronarci all’acquisto della virtù; hanno l’incarico di portare le nostre preghiere al trono della divina bontà, maestà e misericordia del Signore, e di riportare a noi l’esaudimento di esse.
Le grazie che ci vengono elargite, ci sono date per l’intercessione dei nostri buoni Angeli».
San Tommaso si domanda se l’Angelo custode provi dolore dei mali del suo protetto, specialmente quando lo vede resistere alla sua azione e commettere peccato. Risponde negativamente: «Gli Angeli, egli dice, non provano dolore né dei peccati né delle pene degli uomini». Tale tristezza, in essi come in tutti gli Eletti, è incompatibile con la felicità celeste. Tristezza o dolore traggono origine dalla volontà contrariata, quando non si vuole ciò che succede. Ora, gli Angeli non vogliono che ciò che Dio vuole e com’Egli lo vuole; la loro volontà si identifica totalmente con quella di Dio che essi amano soprattutto e intensamente. La gloria di Dio esige che l’anima intelligente sia libera d’amarlo o di offenderlo. Non considerano nel peccato che la gloria di Dio. La sofferenza che deriva dal peccato glorifica Dio provando che Egli è il fine dell’uomo e che non si violano impunemente i suoi diritti e la sua autorità. Parlando in senso assoluto gli Angeli non vogliono i peccati e le pene degli uomini; però li vogliono come Dio li vuole o li permette per la sua gloria e per il loro bene.
Se ogni uomo è assistito da un Angelo che lo aiuta ad evitare il peccato e a praticare la virtù, come mai sono così numerosi i violatori della morale, gli uomini che cedono alle suggestioni del demonio, soccombono alla tentazione e si mostrano così moralmente deboli?
Come mai noi stessi non ci sentiamo più forti nella pratica del bene? È come se dicessimo: come mai, nonostante l’abbondanza delle grazie divine, non sono santi tutti quelli cui esse vengono elargite?
L’Angelo - come la grazia - ci invita al bene; bisogna però consentirvi. Ci suggerisce alcuni motivi per respingere la tentazione o compiere degli atti di virtù; bisogna però considerarli, farvi attenzione e aderire alle loro ispirazioni. Non diversamente della grazia, egli non forza la nostra volontà. Restiamo liberi d’accettare o di rifiutare; di seguire le sue ispirazioni o di resistere; di rendere efficace o sterile la sua azione. «Che gli uomini periscano - conclude San Tommaso - non va imputato alla negligenza o all’indolenza dell’Angelo, ma alla malizia degli uomini». Se per nostra colpa rendiamo inefficace la sua azione, questo non infima la sua realtà; egli non può nulla senza la nostra cooperazione.
Si dirà ancora: se il nostro Angelo deve custodirci, perché avviene che possiamo essere vittime d’incidenti o anche di catastrofi? Affermiamo innanzi tutto che i mali e gli incidenti da cui ci preserva sono molto più numerosi di quel che non pensiamo: noi non percepiamo il suo intervento invisibile. Tra quelli ch’egli non impedisce, ce ne sono alcuni di cui siamo responsabili proprio noi per non aver seguito le sue ispirazioni ed aver agito alla leggera, con trascurata imprudenza. Altri derivano dalle colpe di coloro da cui dipendiamo.
Ce ne sono poi ancora altri cui l’Angelo permette che accadano per farci toccare con mano le funeste conseguenze dei nostri atti cattivi, per farceli detestare ed evitare in avvenire, o anche espiare in questa vita; per distaccarci dalle creature e riavvicinarci a Dio; per fornirci l’occasione di manifestargli la nostra sottomissione e il nostro amore; per esercitare e temprare la nostra volontà; per permetterci di guadagnare una ricchezza di meriti e una più grande ricompensa in cielo...
Egli è un operaio intelligente e devoto del divin Vignaiolo che pota la vigna della nostra anima, anche a costo di farla piangere, perché porti frutti più copiosi. È sempre fedele esecutore dei disegni della Provvidenza su di noi. Ma se interviene soprattutto per il bene della nostra anima, egli «custodisce» anche il nostro corpo e i nostri stessi interessi temporali, se sono utili al nostro progresso spirituale. Ci serve in tutto: la sua custodia è estesissima. Tutto ciò che ci riguarda lo interessa. Da quanti mali, incidenti, cause di morte, non ci protegge, anche a nostra insaputa!
Suarez riduce a sette le funzioni dell’Angelo custode presso di noi.
1) Ci libera dai pericoli che minacciano il nostro corpo o la nostra anima, allontana da noi le cause esteriori o ci ispira il pensiero di evitarle anche se non ne sospettiamo i rischi;
2) Ci stimola e ci fa operare il bene ed evitare il male;
3) Trattiene i demoni, diminuisce la gravita delle loro tentazioni e il numero dei cattivi pensieri che ispirano e delle occasioni di peccato che provocano;
4) Presenta a Dio le nostre preghiere;
5) Prega per noi;
6) Talvolta ci infligge delle pene: per castigare le nostre colpe e correggerci facendocene sentire le dolorose conseguenze, e anche per offrirci l’occasione di esercitare la virtù e di accrescere i nostri meriti;
7) Al momento della nostra morte, condurrà la nostra anima in ciclo, se è pura da ogni macchia, o in Purgatorio se deve passarvi per purificarsi e verrà a trovarla per consolarla.
Il nostro Angelo custode è lo strumento della sollecitudine paterna di Dio a nostro riguardo e l’intermediario della sua benevolenza.
Molte delle grazie a noi destinate passano attraverso lui.
Fa per noi molto più di quel che pensiamo; la sua azione è invisibile come lui. Non sapremo che in cielo tutto ciò che gli dobbiamo, tutti i mali dell’anima e del corpo da cui ci preserva, tutti i beni che ci procura, tutte le grazie che ci assicura, tutti i servigi che ci rende. E gliene saremo eternamente riconoscenti.
Ma non bisogna attendere quel giorno per testimoniargli la nostra gratitudine. E un dovere ed è nel nostro interesse: non è forse un buon mezzo per incoraggiarlo a continuarci la sua generosa assistenza? Non c’è nulla che, come l’ingratitudine, chiuda il cuore, anche quello degli Angeli.
Don Marcello Stanzione