La libertà umana nella concezione cristiana/1
Noi a volte agiamo con giustizia ed a volte non agiamo con giustizia, però se ci si chiede: “Ma tu come vuoi essere trattato, qualche volta giustamente e qualche volta ingiustamente, oppure sempre giustamente?” sono sicuro che la risposta è “sempre giustamente”. Nessuno desidera di essere trattato ingiustamente, neppure qualche volta.
Noi diciamo la verità e non inganniamo il nostro prossimo, però qualche volta può capitare che mentiamo e inganniamo il nostro prossimo. Se però qualcuno ci chiedesse: “ E tu vuoi qualche volta essere ingannato?” sono sicuro che nessuno seriamente risponderebbe che gli piace, desidera essere ingannato.
Potrei continuare con questi esempi; mi fermo perché questi sono sufficienti a farci fare una mirabile scoperta su noi stessi. Ciascuno di noi sa distinguere fra “agire con giustizia-agire con ingiustizia”, fra “essere nella verità- essere ingannati”. Non solo, ma ciascuno di noi desidera la giustizia, la verità.
Ma la scoperta non si ferma a questo punto: pur desiderando la giustizia, noi possiamo voler trattare un altro con ingiustizia; pur desiderando la verità, noi possiamo decidere di ingannare un altro. Può cioè accadere come una “spaccatura” dentro di noi fra ciò che conosciamo e desideriamo e ciò che di fatto facciamo. Questa “spaccatura” non è opera del caso: è opera di ciascuno di noi, è opera nostra. La conoscenza-desiderio (la giustizia, la verità, l’amore verso la propria ragazza/il proprio ragazzo…) chiede alla nostra persona di realizzarsi concretamente. Fa appello a “qualcosa” che è in noi. Questo “qualcosa” ha un nome e si chiama LIBERTA'.
Da questi semplici esempi, desunti dalla nostra quotidiana esperienza, noi scopriamo chi siamo: siamo un grande “desiderio” (di giustizia, di verità, di amore…) la cui realizzazione è affidata alla nostra libertà.
Ma se tu spegni nel cuore dell’uomo il desiderio? Che cosa succede? Che ne è della libertà? Spegni il desiderio dell’uomo quando introduci nel suo cuore il sospetto che ciò che desidera non esiste. Ciò avviene quando si afferma che non esiste una vera distinzione fra giustizia ed ingiustizia, perché semplicemente esiste l’utilità e l’interesse. Ciò avviene quando si afferma che non esiste la verità, ma solo delle opinioni. Ciò avviene quando si afferma che non è possibile amarsi veramente e “fin che morte non ci separi”, ma che il rapporto tra due persone è configurabile solo come coesistenza regolata di esigenze/egoismi opposti.
A questo punto l’uomo è immerso nel più puro relativismo. E allora che cosa accade nel suo cuore? Si estingue o quantomeno si intorpidisce il desiderio (cioè proprio ciò che pungola la nostra libertà). L’uomo è pellegrino del niente, ha perso la sua libertà, è divenuto schiavo. Le conseguenze sulla libertà si possono spiegare con un esempio molto semplice: immaginiamo di dover cucire, ma dimenticandoci di fare il nodo al filo. Che succede? Si continua a cucire…senza cucire mai. Così una libertà sradicata dai desideri veri dell’uomo, dalle sue “naturali inclinazioni” (S. Tommaso) è una libertà che non sa più dove muoversi, dove andare. Cioè: non sa più perché sceglie ciò che sceglie. E quindi, tutto e il contrario di tutto merita di essere scelto e niente, nello stesso tempo, merita di essere scelto. La libertà è ridotta a pura spontaneità.
Concludendo, come quindi è possibile definire la libertà? La libertà è la capacità di fare ciò che voglio facendo ciò che devo.
Card.Carlo Caffarra (1938, +2017)