La Penitenza
Il Sacramento della Penitenza, come tutti i sacramenti, fu istituito da nostro Signore Gesù Cristo Stesso. I due passi della Sacra Scrittura che si riferiscono a questo sacramento si trovano in Mt. 16: “Quanto scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”; ed in Gv. 20 quando nostro Signore, dopo la Risurrezione, soffiando sui suoi Apostoli dice: “Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi...”.
In questa esposizione tratteremo prima il peccato: i suoi generi e la sua natura; e poi il sacramento stesso: le sue parti componenti.
I Il Peccato
1) I Generi diversi del Peccato
La Santa Chiesa Cattolica distingue tra il Peccato Originale e il peccato attuale, o personale. Il Peccato Originale è ereditato da Adamo senza colpa nostra: il suo rimedio è il sacramento del battesimo; mentre il peccato attuale è il peccato nostro personale, il cui rimedio è il Sacramento della Penitenza. La Chiesa distingue tra il peccato mortale, o grave, e il peccato veniale, o leggero. Il primo tipo di peccato si chiama “mortale” perché distrugge la vita sovrannaturale dell'anima e conduce alla morte eterna dell'Inferno.
Comprende tre condizioni: a) “la materia grave”; b) “la piena avvertenza”, e c) “il deliberato consenso” della volontà. Se almeno una di queste tre condizioni non viene compiuta, il peccato è solo veniale.
Alcuni tipi di peccato sono sempre di “materia grave”; altri lo sono secondo le circostanze. Esempi di peccato che sono sempre di materia grave, e che sono purtroppo anche abbastanza comuni, sono gli atti impuri da soli o con altrui (la contraccezione compresa), l’aborto deliberato, la bestemmia, e la mancanza alla Santa Messa domenicale. Esempi di peccato che sono gravi secondo le circostanze sono il furto e la diffamazione. Se il furto è di una cosa di grande valore, se la diffamazione è molto deleteria, questi peccati saranno gravi; altrimenti non lo saranno.
“La piena avvertenza” significa che il peccatore deve essere pienamente consapevole del tipo e della malizia del peccato che commette. Un giovane per esempio può essere ignorante sul fatto che l’atto impuro da solo è di materia grave.
“Il deliberato consenso” invece significa che il peccatore pecca deliberatamente, cioè non per trascuratezza (cioè ad esempio, sotto l’influenza dell’alcool, quando dorme, o nel dormiveglia). Se siamo in stato di peccato mortale, ovviamente dobbiamo confessarci quanto prima. Il peggio è quello di ricevere la Santa Comunione in questo stato, perché così commettiamo un secondo peccato mortale: ossia un sacrilegio. Non basta confessarci subito dopo la Santa Comunione, come insegnano alcuni sacerdoti oggigiorno contro i principi più basilari della logica.
2) La Natura del Peccato
Il peccato è il volgersi verso un bene creato in maniera disordinata. Il peccato mortale consiste inoltre nella separazione da Dio: nel preferire il bene creato al Creatore. E’ come dire: io preferisco me stesso a Dio: preferisco il mio piacere, i miei desideri a Dio.
La ragione dell'inferno quale punizione del peccato mortale è motivata proprio perché il peccato mortale consiste nella separazione da Dio. Se mi separo da Dio, mi volgo, evidentemente, all'Inferno. Peccare mortalmente, gravemente, è come tagliare una corda che mi tiene incollato alla faccia di una roccia verticale. Questa corda mi lega a Dio, se la taglio, cado; ma Iddio mi salverà se mi pento e mi confesso.
II Il Sacramento della Penitenza
Il concilio di Trento dichiara (S.XIV, Can.4): “Se qualcuno negasse che per l’integra e perfetta remissione dei peccati occorrono i tre atti nel penitente come materia del sacramento della penitenza, cioè la contrizione, la confessione, e la soddisfazione… Anathema Sit”. Procediamo spiegando ognuno di questi elementi.
1) La Contrizione
La contrizione è il pentimento del peccato: sta nella volontà, non nei sentimenti. Bisogna fare un atto di volontà come pentimento del peccato, espresso per esempio nell'Atto di dolore. Non bisogna sentire niente. Di più, la contrizione deve riferirsi a Dio: mi pento di un peccato a motivo di Dio: perché ho offeso Dio. Non basta pentirmi di un peccato perché mi sono meritato l'Inferno.
Ci sono due specie di contrizione: la contrizione perfetta e la contrizione imperfetta.
La contrizione perfetta è la contrizione di amore: la contrizione che ho offeso Iddio che amo; la contrizione imperfetta è la contrizione di timore: la contrizione che mi sono allontanato da Dio. Difatti la contrizione perfetta basta per il perdono del peccato, anche fuori del Sacramento della Penitenza. Però non possiamo conoscere per certo il grado della nostra contrizione: dunque dobbiamo sempre ricorrere al sacramento della penitenza per essere sicuri che siamo stati perdonati.
Alla fine, la contrizione comporta il proponimento di non peccare più. Se non propongo di rinunciare ad un certo peccato, non posso dire che mi sono pentito.
2) La Confessione
Nella confessione sacramentale bisogna confessare tutti i peccati mortali commessi dopo la confessione scorsa, e tutti quelli di cui mi sono ricordato ma che non avevo mai confessato. Comunque è bene confessare anche tutti i peccati veniali. Lo scopo della vita umana, l’unico scopo, è di santificarci. Per compiere questo scopo bisogna combattere non solo i peccati mortali, ma anche quelli veniali, anche le nostre imperfezioni. Tra l'altro, si ha l'impressione che parecchi cattolici pensino che lo scopo della vita è di fare più o meno ciò che vogliono, evitando "solo" il peccato mortale; ma questo non è lo scopo: lo scopo vero, ribadiamo, è di santificarci. Il sacramento della penitenza ci aiuta in questo grande combattimento contro il peccato e contro le nostre imperfezioni.
Se io nascondo un peccato mortale la confessione sarà invalida, ed anche sacrilega; se nascondo un peccato veniale, la confessione sarà valida, ma il peccato in questione non sarà rimesso. In regola generale, è meglio confessare tutti i peccati. Non dobbiamo avere paura della persona del Confessore: lui è ordinato per avvicinare le anime a Dio e per santificarle tramite la Grazia: più può compiere questo fine, più è contento.
Nella Confessione si deve specificare la quantità, almeno in generale, e la qualità, del peccato. Se io ho rubato, per esempio, devo dire (almeno in genere) quante volte, il valore dell'oggetto, e altre circostanze rilevanti come, per esempio, se il furto riguarda un oggetto di una chiesa, perché in questo caso si verificherà anche un sacrilegio.
Il Confessore deve essere un sacerdote e il penitente deve essere presente di persona. La confessione per telefono è invalida.
La Confessione è una specie di giudizio. Per questo bisogna darsi accusa di tutto il crimine; per questo conviene anche che il giudice sia seduto e il penitente sia inginocchiato. L'accusato sarà, naturalmente, sempre perdonato se si pente del suo crimine.
La Confessione è obbligatoria almeno una volta all'anno per prepararsi alla Santa Comunione, che è anch'essa obbligatoria almeno una volta all'anno, soprattutto a Pasqua. Ma dobbiamo prendere la nostra Fede, salvezza, e santificazione sul serio e confessarci più spesso: alle grandi Feste dell'anno per esempio, oppure una volta al mese, che non è troppo spesso! Se non mi confesso che di rado, la mia coscienza si affievolisce, la Grazia per discernere il bene dal male e la volontà di Dio su di me mi mancheranno.
La confessione generale di tutti i peccati della vita può realizzarsi per esempio nel corso di un ritiro o per segnare un cambiamento radicale di vita, ma non se mi inclinerebbe agli scrupoli o all'ansia.
3) La Penitenza/Soddisfazione
La penitenza che impone il Sacerdote è la soddisfazione che toglie o riduce la punizione temporale che il peccatore avrebbe subito nella vita susseguente o dopo la sua fine.
Concludiamo con un passo del catechismo di Trento: “... Se sono amare le radici (della penitenza), dolcissimi ne sono i frutti. Tutto il valore della penitenza consiste nel restituirci alla Grazia di Dio, stringendoci a Lui in intima e grande amicizia. Ne seguono massime negli uomini pii che la ricevono con santa devozione, un’ineffabile pace e tranquillità di coscienza, accompagnate da viva gioia spirituale”. Deo gratias!
Padre Konrad Zu Loewenstein